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    07/07/09

    Honduras: Zelaya cerca l'appoggio degli Usa

    Il presidente esautorato di Honduras Manuel Zelaya, dopo il fallito tentativo di rientrare in patria di domenica, sarà oggi a Washington per incontrare il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, al fine di valutare tutte le possibili vie diplomatiche che consentano il suo ritorno al potere dopo il golpe militare che lo ha deposto il 28 giugno scorso.
    Nonostante Zelaya sia inserito in quel gruppo di capi di stato fedeli alla linea anti-americana di Chavez (anche se Zelaya ha fatto sapere di essere un seguace di Lula, e non del presidente venezuelano) gli Usa hanno sempre condannato il golpe ai suoi danni, e la scorsa settimana lo stesso Obama aveva definito illegale l'esautorazione di Zelaya, e aveva detto che accettare il copo di stato sarebbe stato un "terribile precedente".
    Domenica scorsa, alle 17 e 25 del pomeriggio, l'aereo con a bordo Zelaya e alcuni capi di stato sudamericani come la presidente dell'Argentina Cristina Kirchner, ha cercato di atterrare all'aeroporto di Tegucigalpa. Ad accoglierlo, una folla di sostenitori presto allontanati dall'esercito, che come promesso dal presidente golpista Micheletti ha occupato la psita renendo impossibile l'atterraggio di Zelaya.
    Zelaya ha dovuto prendere atto della situazione e ha ordinato al pilota di tornare alla base, dichiarando "Il governo più forte, ossia gli Usa, potranno convivere con un golpista? Obama non può permetterlo. Sono un gruppo di mafiosi. Vogliono appropriarsi della ricchezza nazionale. Mi appello agli Usa che prendano misure immediate contro questo governo. Barbarie e terrore, ecco cosa sta accadendo. Dobbiamo pianificare nei giorni che vengono il mio ritorno in Honduras. Il popolo honduregno è capace di giudicare e si ribellerà contro un governo golpista, come sta già facendo. Questi golpisti lo manterranno nella miseria, senza permettergli partecipazione cittadina. Mi appello all'Oea".
    Il tentativo di rientro è stato accompagnato da violenti scontri in tutto il paese e in particolare nella capitale, dove i militari hanno represso nel sangue le manifestazioni in sostegno di Zelaya e hanno iniziato a sparare sulla folla. Si parla di due morti, ma le notizie non sono confermate. "Hanno ingannato tutto l'Honduras. Ci hanno lasciati passare per poi reprimerci con gas, bombe e spari. Ci sono due morti e molti feriti. E' stata un'imboscata", hanno denunciato in diretta i manifestanti ai microfoni di TeleSur.
    I nuovol governo guidato dal "golpista bergamasco" Roberto Micheletti non sembra intenzionato a negoziare il ritorno di Zelaya e ha finora respinto le soluzioni diplomatiche, nonostante la dura presa di posizione da parte di tutta la comunità internazionale.
    Al contempo, anche i tentativi del governo golpista di riallacciare le relazioni diplomatiche quantomeno con gli altri governi dell'area sono stati respinti al mittente. Micheletti ha provato ad inviare a Washington una delegazione che spiegasse le ragioni di quanto accaduto, ma il governo americano ha rifiutato il confronto non riconoscendo il nuovo governo.
    E nel frattempo il confinante Nicaragua, stato presso cui Zelaya ha trovato rifugio, viene accusato dall'Honduras di aver iniziato ad ammassare le proprie truppe alla frontiera.

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