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    06/05/09

    Usa - Preoccupazione per il nucleare pakistano

    L'Afghanistan, fronte centrale della lotta al terrorismo secondo la "dottrina Obama", vede il proprio ruolo affiancato se non quasi superato dal vicino Pakistan. Oggi e domani a Washington il presidente americano riceverà a Washington il presidente pachistano Asif Ali Zardari e l'omologo afghano Hamid Karzai, per il primo vertice di politica estera della nuova amministrazione.
    Ufficialmente il vertice sarà incentrato sulla cooperazione tra i due paesi mediorientali nella lotta al terrorismo, ma il nodo centrale da risolvere sarà l'arsenale nucleare del Pakistan, ra le 60 e le 100 testate, che rappresenta una grossa preoccupazione in un Paese in cui la presenza talebana si fa sempre più forte e il potere centrale sempre più debole, come hanno dimostrato anche i disordini di poche settimane fa. La vulnerabilità, la scarsa affidabilità, la poca compattezza dei vertici militari e politici di Islamabad, uniti alla crescente potenza dei militanti islamici e alle "limitate opzioni" degli Usa in Pakistan tracciano un quadro quanto mai incerto del futuro nella regione.
    Altro problema deriva dal fatto che gli Usa non sanno dove sono dislocati i siti nucleari pakistani, e quindi non potrebbero intervenire con prontezza in caso la situazione politica del paese andasse in crisi. Durante l'amministrazione Bush, l'alleanza con il Pakistan di Musharraf era talmente vitale che gli Usa hanno preferito chiudere un occhio su tutte le problematiche del regime militare - dalla violazione dei diritti umani agli assassini politici - ma ora che a Washington la musica è cambiata e che a Islamabad la situazione è ancora più precaria un chiarimento è urgente.
    Lo scenario più temuto, spiega un esperto dell'intelligence, è quello di un "incidente" creato ad arte (come ad esempio una disputa con la vicina India) che induca i militari pachistani a "muovere" le armi nucleari, rendendo così possibile un "furto" da parte dei gruppi terroristici. Non più di una settimana fa, il segretario di Stato Hillary Clinton, parlando a una commissione del Congresso, spiegava come l'arsenale pachistano sia "molto disperso sul territorio". Il sentimento antimericano in Pakistan è forte, e una presenza militare Usa nel Paese è impossibile. Gli strumenti nelle mani dell'amministrazione Obama si limitano al "denaro, al rifornimento di armi, al sostegno al governo e ai militari", secondo il Washington post. Obama è riuscito a varare un pacchetto di aiuti quinquennale di 7,5 miliardi di dollari per il Pakistan e, il mese scorso, la conferenza dei donatori di Tokyo ne ha promessi altri 5,5. Ma la fiducia americana nel governo di Zardari sta diminuendo e la Casa Bianca sta guardando con sempre più interesse al leader dell'opposizione, Nawaz Sharif, nel caso di un avvicendamento.
    Si valuta se Sharif, visto con sospetto per i suoi legami con gli estremisti islamici, possa essere "riconvertito" ad alleato americano. Il terrore della Casa Bianca è che in Pakistan si ripeta un nuovo caso-Iran, e due esponenti di punta dell'amministrazione, il segretario alla Difesa Robert Gates e l'inviato per Afghanistan-Pakistan, Richard Holbrooke, hanno esortato a studiare il caso iraniano del 1979, quando l'ayatollah Khomeini istituì la Repubblica islamica a Teheran mettendo in scacco lo scià alleato con gli Usa e mettendo in crisi l'amministrazione di Jimmy Carter.

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