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    27/04/09

    5 cose da sapere sull'influenza suina

    di Ryan Walsh (TIME)

    1) Questa influenza è una pandemia?
    Il virus influenzale è in continua mutazione. E' per questo che non possiamo avere una piena immunità, perchè ci sono molti ceppi che cambiano di anno in anno.
    Tuttavia, anche se veniamo colpiti dal virus, il nostro sistema immunitario dovrebbe essere sufficiente a rispondere all'influenza, che pertanto è raramente fatale per un organismo in salute.
    Ma ogni tanto il virus cambia la propria struttura genetica in modo tale che il nostro sistema immunitario non possa rispondere (questo avviene di solito nel passaggio da un virus animale, come l'influenza aviaria ancorain circolazione in Asia, a un essere umano). Una pandemia si verifica quando emerge un virus per cui l'uomo non ha anticorpi a sufficienza, e quindi si diffonde con grande facilità. Nel 20° secolo ci sono state due leggere pandemie, nel 1957 e nel 1968, e la gravissima influenza Spagnola nel 1918, che uccise tra 40 e 50 milioni di persone.
    L'organizzazione mondiale della sanità ha la responsabilità di dichiarare le pandemie, e utilizza una scala di sei fasi. Attualmente, grazie all'influenza aviaria che nel 2003 ha ucciso 257 ma non si è diffusa, siamo nella fase 3. Se l'Organizzazione cambierà l'allarme alla fase 4, vorrà dire che effettivamente abbiamo a che fare con una pandemia.

    2) Cosa succederà se questa influenza diventerà una pandemia?
    Elevare l'allarme alla fase 4 significherà dover prendere serie misure di contenimento a livello nazionale e internazionale. Visto che questi provvedimenti potrebbero avere gravi ricadute sull'economia e sull'ordine pubblico, c'è la preoccupazione che l'OMS prenda decisioni politiche più che sanitarie. Certamente dichiarare il livello 4 non è una mossa da prendere alla leggera. Vorrebbe dire instituire quarantene rigide e coprire le aree infette di antivirali.
    Questi metodi però sono sorpassati in un mondo globalizzato: sicuramente provocherebbero danni gravissimi ad un sistema economico già danneggiato, e la verità è che non possiamo sapere se funzioneranno.

    3) Perchè i casi in Usa sono stati molto più leggeri di quelli in Messico?
    Questa è la domanda che fa impazzire gli esperti. In Messico l'influenza ha causato gravi crisi respiratorie e soprattutto ha ucciso pazienti giovani e sani, che normalmente resistono al virus (aumentando le preoccupazioni, visto che gli stessi tipi di pazienti morirono in massa nell'influenza del 1918). Invece in Usa l'influenza è stata molto più leggera e non avrebbe fatto notizia se i medici non la avesse collegata a quella del Messico.
    La differenza può essere dovuta al fatto che in Messico l'influenza suina è iniziata prima che in Usa. I medici si aspettano di trovare casi più gravi negli Stati Uniti nei prossimi giorni, mentre in Messico i casi dovrebbero alleggerirsi grazie al lavoro epidemilogico fatto in questi giorni.
    Attualmente, però, la gravità dell'influenza suina è ancora tutta da decifrare, e la risposta potrebbe cambiare nel tempo.
    La Spagnola del 1918 iniziò come una leggera influenza primaverile, ma pochi mesi dopo tornò in forma molto più virulenta.

    4) Gli Usa e il mondo sono pronti a rispondere a una pandemia?
    In un certo senso, il mondo non è mai stato così pronto ad una pandemia. Grazie alla paura per l'aviaria, gli Usa, l'OMS e il mondo hanno immagazzinato milioni di dosi di antivirali. Gli Usa hanno un piano dettagliato piano di preparazione alla pandemia stilato durante la presidenza Bush, e lo stesso vale per molti altri paesi. Sars e aviaria hanno portato le organizzazioni sanitarie nazionali a stilare dei protocolli precisi per affrontare una vera pandemia. Possiamo identificare nuovi virus molto velocemente, e abbiamo tecnologie salvavita impensabili nel 1918.
    Allo stesso tempo, la globalizzazione ci mette a rischio. I voli internazionali significano una rapida diffusione dell'epidemia. E se l'OMS è in grado di arrivare ad un vaccino in tempi rapidi, ci vorranno mesi prima che le industrie farmaceutiche ne mettano in commercio una quantità adeguata - e anche allora non basterebbero per tutti gli abitanti del pianeta.
    Gli Usa sono particolarmente vulnerabili, avendo in tutto il paese. un unico impianto in grado di produrre vaccini.
    Ma il rischio più grande può non essere dato dalle conseguenze dirette del virus, quando dai "danni collaterali" se i governi restringessero la libera circolazione di persone e merci. Non solo la recessione economica globale si aggraverebbe, ma sarebbero a rischio le importazioni di materiali necessari per le cure, da medicinali generici a guanti chirurgici.

    5) Quanto dobbiamo essere spaventati?
    Dipende a chi fate la domanda. Fuori dal Messico l'influenza non sembra ancora molto seria - al contrario della Sars nel 2003. In Usa la stagione influenzale si sta concludendo, rendendo più facile identificare i casi di influenza suina. Ci sono semplici cose che chiunque può fare per la prevenzione, come curare maggiormente l'igiene personale (lavare le mani di frequente e coprire bocca e naso quando si starnuta) e stare lontani dai luoghi pubblici se ci si sente male.
    Ma la verità è che ogni epidemia è imprevedibile, e sappiamo molto poco di questa influenza suina. Siamo in un territorio ignoto. Il panico sarebbe controproducente, ma non bisogna sottovalutare le nostre vulnerabilità. Come ha detto Janet Napolitano "Questa sarà una maratona, non uno sprint". Quindi siate pronti.

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