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    07/04/09

    Cosa ha deciso il vertice Nato

    Assediati dai manifestanti, come già al G20 di Londra, i leader europei hanno accettato il piano di Obama per l'Afghanistan, ma di fatto il loro appoggio si è concretizzato nella promessa di inviare un numero ridotto di nuove truppe su base temporanea e con il compito di mantenere la sicurezza.
    Di fronte ad un uditorio preoccupato soprattutto di trovare una strategia d'uscita, Obama ha adottato il tono più esplicito mai visto finora, enfatizzando l'importanza di combattere Al Qaeda ("Non è che i terroristi smetteranno di farci la guerra perchè non c'è più Bush" ha detto) e mettendo in chiaro che, in questo momento, è proprio l'Europa a correre il maggior rischio di attentati da parte dei fondamentalisti islamici.
    "Dobbiamo fare tutto il possibile per promuovere e incoraggiare lo sviluppo di leggi, educazione di donne e ragazze, diritti uman, economia ed infrastrutture in Afghanistan. Ma voglio anche che sia chiaro che la prima ragione per cui siamo lì è per sradicare Al Qaeda, così che non possa attaccare gli stati membri dell'alleanza".
    Obama ha poi risposto alle domande dei giornalisti sulla recente approvazione di una legge, in Afghanistan, che secondo l'Onu equivale a legalizzare lo stupro all'interno del matrimonio "Penso che sia una legge aberrante, e certamente le opinioni della mia amministrazione saranno fatte presente al presidente Karzai. Ma il nostro obiettivo è sconfiggere Al Qaeda".
    Ma se da un lato la nuova linea politica di Obama - il ritiro dall'Iraq e lo spostamento del focus sull'Afghanistan - ha ricevuto elogi da tutta la Nato, la risposta in termini pratici non è stata entusiastica. Come atteso, l'Europa ha deciso di inviare 5.000 nuovi soldati, ma 3.000 di essi saranno distaccati solo temporaneamente per fare da servizio di sicurezza durante le elezioni. I restanti avranno invece compiti di istruire le nuove forze armate afghane. Solo gli Usa entro la fine dell'anno invieranno invece circa 30.000 soldati in più. Dal canto loro, i leader europei, alle prese con la crisi economica e con la necessità di rispettare i vincoli di bilancio in termini di deficit, hanno detto chiaramente di voler cominciare a parlare di una "exit strategy".
    Un altro punto di attrito tra Usa e Ue è rappresentato dalla Turchia. L'unico paese a maggioranza islamica della Nato non esce benissimo viene visto dall'amministrazione statunitense come stato chiave nel dialogo con il mondo musulmano, e per questo Obama ha detto esplicitamente che vedrebbe con favore l'ingresso di Ankara nell'Unione Europea. La risposta immediata è arrivata da parte di Sarkozy, che pur avendo mostrato nel corso del vertice grande sintonia con il presidente americano, lo ha gentilmente invitato a non intromettersi negli affari europei ricordando che la maggioranza dei membri dell'Unione non vede con favore l'ingresso della Turchia. E d'altronde la nomina a capo della Nato del premier danese Rasmussen, inviso ad Ankara per le sue posizioni contro l'ingresso turco nell'Unione e per il comportamento tenuto nel 2005 durante la crisi per le vignette su Maometto, fa capire che per la Turchia la strada per essere accettata in Europa è ancora molto lunga.

    Fonte: New York Times

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