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    16/04/09

    La prima vittoria militare di Obama

    Grazie ad un'operazione militare dei Marines Usa autorizzata dal presidente Obama, Richard Phillips, il capitano di un mercantile americano da cinque giorni ostaggio dei pirati somali nel Golfo di Aden, è stato liberato. Tre dei pirati che tenevano in ostaggio Phillips su una scialuppa di salvataggio dopo il fallito assalto di mercoledì mattina alla sua nave, l’Alabama, sono stati uccisi e un quarto è stato catturato.
    L'operazione è stata salutata con grande enfasi dalla stampa Usa, che parla della prima vittoria militare dell'amministrazione Obama. Scrive il "Washington Post".

    "Era uno dei primi test per il nuovo presidente - una piccola operazione militare a largo della costa di un paese del Terzo Mondo. Ma come scoprì Bill Clinton nell'ottobre del 1993, anche i piccoli fallimenti possono avere conseguenze durature.
    I tentativi di Clinton di far approdare un piccolo contingente di soldati ad Haiti furono respinti, davanti agli occhi di tutto il mondo, da poche centinaia di haitiani armati fino ai denti. Quando la corazzata USS Harlan County si ritirò, lo stesso fece la reputazione del presidente.
    Per Obama, la crisi della scorsa settimana con i pirati somali rappresentava un rischio politico analogo, per un giovane comandante in capo che deve ancora provare le proprie capacità ai suoi generali e all'opinione pubblica.
    Ma il risultato - un drammatico e riuscito salvataggio ad opera delle Forze Speciali - ha portato ad Obama una prima vittoria che potrà aiutarlo a creare fiducia nelle sue capacità di guidare le operazioni militari all'estero.
    Nei primi quattro giorni della crisi, la Casa Bianca ha sminuito il ruolo di Obama nella crisi degli ostaggi, e finchè la situazione non si è risolta, il presidente non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche.
    In realtà, Obama dal suo ritorno dal viaggio in Europa, si è riunito per 17 volte in pochi giorni a proposito della crisi in Somalia, con diversi briefing nella Situation Room. E senza dare troppi dettagli, le fonti della Casa Bianca lasciano intendere che il presidente ha deciso in prima persona come intervenire.
    Uno dei militari di più alto grado, il viceammiraglio William Gortney, ha spiegato che Obama ha deciso di intervenire nel caso in cui la vita del capitano fosse in immediato pericolo -I nostri ordini arrivavano direttamente dal presidente- ha detto Gortney -e l'ordine principale diceva che saremmo dovuti intervenire se la vita del capitano fosse stata in pericolo. Ed è questa la situazione in cui i nostri marines sono intervenuti-."

    Certamente una risoluzione positiva di una crisi di 4 giorni non è probante quanto le altre situazioni di crisi che Obama deve e dovrà affrontare, ma sono comunque utili per la reputazione di un presidente che deve affrontare le perplessità di chi lo vede troppo antimilitarista. E d'altronde i suoi predecessori Democratici hanno subito una sorta di maledizione sotto questo punto di vista. Clinton, forse spaventato dalla battaglia di Mogadiscio in cui venne abbattuto un Black Hawk, optò per una soluzione di compromesso per Haiti, che si risolse in un fallimento enfatizzato dalla stampa conservatrice. E nel 1980 Jimmy Carter si trovò ad affrontare la crisi degli ostaggi in Iran autorizzando un'operazione di salvataggio che si concluse con l'abbattimento di due elicotteri e l'uccisione di otto militari, un incidente che gli costò la rielezione e la reputazione.

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