Bolivia: il presidente boliviano Evo Morales ha iniziato uno sciopero della fame. Scopo della protesta è costringere il parlamento ad approvare una legge elettorale che istituisca delle quote in favore degli indigeni. Circa 900 dirigenti del partito e delle associazioni che appoggiano Morales hanno dichiarato di voler astenersi dal cibo per sostenere la protesta del presidente. Il congresso boliviano è riunito da più di trenta ore per approvare la legge, ma i parlamentari dell'opposizione hanno lasciato l'aula perché sostengono che il provvedimento favorisca la rielezione di Morales es ono contrari alle norme che istituiscono delle quote per i candidati indigeni.
prima volta che un leader democraticamente eletto in America Latina viene processato nel suo paese per aver violato i diritti umani. La condanna è stata seguita da molte manifestazioni di soddisfazione, ma anche da una marcia a sostegno dell'ex presidente, tenutasi a Lima e guidata da Keiko Sofia, figlia di Fujimori e parlamentare molto popolare in Perù -la più votata del 2006. In molti ritengono che potrebbe usare la condanna del padre per attrarre simpatizzanti in vista delle elezioni presidenziali del 2011, che la vedono come una delle favorite.
Moldova: Migliaia di persone hanno preso d'assalto il parlamento e le sedi di governo a Chisinau, la capitale della Moldova, per protestare contro i risultati delle elezioni di domenica 5 aprile, vinte dal Partito comunista. I manifestanti accusano il partito, già al potere, di brogli elettorali. La polizia, che nelle ultime ore ha ripreso il controllo dei palazzi del governo, ha arrestato 193 persone per atti vandalici e saccheggio. Il presidente moldavo Vladimir Voronin ha poi sostenuto di avere le prove "inconfutabili" del coinvolgimento della Romania nei disordini, ha annunciato l'introduzione dei visti per l'ingresso dalla Romania e dichiarato che l'ambasciatore romeno è “persona non grata” in Moldova.
Georgia: centomila persone sono scese in piazza in Georgia per chiedere le dimissioni del presidente Saakashvili, che però ha annunciato di voler rimanere fino alla fine del suo mandato, ovvero fino al 2013. Saakashvili è accusato di aver tradito gli ideali democratici e patriottici della rivoluzione del 2003, di aver instaurato un regime autoritario e corrotto, di aver truccato le ultime elezioni e soprattutto di avere fallito nell'obiettivo di riunificare la nazione, trascinando il Paese in una disastrosa guerra e perdendo definitivamente le regioni separatiste di Ossezia del Sud e Abkhazia.
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