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    21/03/09

    Diario della settimana

    USA: il Governatore del New Mexico Bill Richardson ha firmato la legge che abolisce la pena di morte nello Stato. Dopo ripetuti tentativi di diversi legislatori, il 10 marzo scorso, il Senato del New Mexico aveva approvato il disegno di legge per eliminare la pena capitale per iniezione sostituendola con l'ergastolo, senza la possibilita' di sconti di pena. Con il New Mexico, diventano 15 gli Stati americani che hanno abolito la pena capitale. Nel New Mexico formalmente la pena di morte era ancora in vigore, ma dal 1960 non si tenevano esecuzioni. Richardson, che in passato aveva espresso riserve ad un abolizione totale della pena, ha detto “E’ stata la scelta più difficile di tutta la mia carriera politica”. Prima di firmare l'ex candidato presidenziale ha visitato le aree di massima sicurezza del penitenziario statale affermando “La mia conclusione è stata che la vita in quelle celle può anche essere peggiore della morte: credo che questa sia già una giusta punizione”.

    Spagna: aria di crisi per il Governo Zapatero, a causa della crisi economica che ne spinto ai minimi storici il gradimento per l'operato dell'esecutivo. Dopo le recenti elezioni regionali che gli hanno tolto l'appoggio dei partiti nazionalisti nei Paesi Baschi e in Galizia, il Psoe si trova praticamente a guidare un governo di minoranza (ha solo 169 deputati su 350, sette seggi in meno della maggioranza assoluta), e questa settimana per evitare di essere battuto nelle votazioni al Congreso (camera dei deputati), il partito ha dovuto unirsi ad alcune proposte economiche presentate dall'opposizione di centrodestra del Partido popular (Pp) e dai nazionalisti moderati catalani di Convergencia i Uniò (CiU). Una terza proposta, questa sì del Psoe, è passata solo grazie all'assenza di alcuni deputati del Pp.
    "Così lei non reggerà più di sei mesi", ha attaccato il capo dell'opposizione Rajoy. Zapatero ha evitato di rispondere direttamente e ha detto che "quando l'economia mondiale e il sistema finanziario recupereranno un minimo di normalità saremo in condizioni di prendere nuove misure per preparare e rilanciare l'economia spagnola e la creazione di lavoro". Ma con la disoccupazione che in un anno e mezzo è salita dall'8% al 14%, la popolarità di Zapatero e dei suoi ministri è in costante calo, tanto che la settimana scorsa si sono moltiplicate le voci su possibili rimpasti di governo nei prossimi mesi.

    Sri Lanka: prosegue la crisi nel paese, aggravatasi da quando il 2 gennaio l’esercitocregolare è entrato a Kilinochchi, la capitale dello stato de-facto della etnia ribelle Tamil e del LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam). Da settembre un numero non ben definito di persone, tra le 200,000 e le 250,000, è sfollato e in continuo movimento. Di queste centinaia di migliaia solo 30,000 sono riuscite a uscire dalla enclave ancora controllata dall’LTTE.
    Il governo dello Sri Lanka, per bocca del ministro degli Esteri Palitha Kohona, ha respinto ogni ipotesi di tregua nonostante le pressioni internazionali: "Un cessate il fuoco verrebbe usato dall'Ltte per riarmarsi e raggrupparsi". Con la stessa motivazione il governo di Colombo aveva rifiutato a fine febbraio la tregua chiesta dall'Ltte.

    Sudafrica: Jacob Zuma, leader dell'African National Congress e grande favorito per le elezioni sudafricane del prossimo 22 aprile, potrebbe essere presto scagionato dalle accuse di frode e corruzione che lo hanno colpito. Il processo per corruzione è iniziato 2007 ma si è trascinato per due anni tra continui rinvii e interruzioni. Secondo l'accusa, Zuma avrebbe ricevuto una tangente nell'ambito di un accordo tra il governo sudafricano e la compagnia di sicurezza francese Thint. Ora la Corte suprema sta considerando di prosciogliere Zuma per mancanza di prove. Sono insorte le opposizioni, che hanno accusato l'Anc di aver fatto pressioni sulla National prosecuting Authority per affossare il caso.
    Per ora, la Npa si è trincerata dietro un silenzio di facciata, rendendo noto che la posizione di Zuma è al vaglio degli inquirenti e che nessuna decisione è stata ancora presa.

    Iran: è morto in carcere, apparentemente per suicidio, Omid Reza Mirsayafi. Ventinove anni, Mirsayafi era stato condannato nel novembre scorso a due anni e mezzo di carcere per attacchi al capo della Repubblica islamica Ali Khamenei. Da alcuni giorni era stato ricoverato a causa delle sue precarie condizioni di salute nell'infermeria della prigione, dove è deceduto per un'overdose di medicinali.
    Dopo l'arresto Mirsayafi ha trascorso 41 giorni in isolamento. Poi, grazie al pagamento di una cauzione di 100.000 dollari è uscito di prigione. Nel novembre scorso il giornalista iraniano è comparso davanti alla corte della rivoluzione che lo ha condannato a due anni e mezzo di reclusione per diffamazione e propaganda di notizie contro il regime. In aprile sarebbe dovuto comparire davanti ai giudici per un altro processo.
    Su Facebook è stato creato un gruppo in cui si chiede che vanga fatta luce sulla morte di Mirsayafi http://www.facebook.com/group.php?gid=61678271711

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