L'ayatollah Khamenei, che ha l'ultima parola sulle politiche iraniane, ha risposto sabato scorso con un messaggio video in cui ha detto che non ci sarà nessun cambiamento nei rapporti tra Usa e Iran finchè Obama non metterà fine alle ostilità contro Teheran e non porterà dei seri cambiamenti in tutta la politica estera americana. Ha comunque lasciato aperta una porta "Se doveste cambiare, anche il nostro cambiamento cambierà".
Khamenei ha anche chiesto come faccia Obama a invocare dei nuovi rapporti e, nello stesso messaggio, accusare l'Iran di sostenere il terrorismo.
"Ha insultato la repubblica islamica dell'Iran dal primo giorno. Dov'è il cambiamento? Qual è il segno del cambiamento? Spiegateci che cosa è cambiato".
Un messaggio all'America ma anche all'interno in vista delle elezione del 12 giugno.
L'analista politico iraniano Saeed Leylaz, intervistato dal "New York Times", ha spiegato che il regime deve pubblicamente mantenere un certo grado di politica anti-Usa per conservare la propria autorità, anche se ufficiosamente potrà avviare il dialogo. Secondo Leylaz, l'amministrazione americana potrebbe mettere in difficoltà la retorica del regime abolendo alcune parti dell'embargo contro l'Iran.
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