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    26/02/09

    USA - Il primo discorso di Obama al Congresso

    Il presidente statunitense Barack Obama ha pronunciato il primo discorso alle Camere riunite, toccando i nodi più complessi che la politica Usa si troverà ad affrontare nei prossimi mesi.
    "Ricostruiremo", ha affermato il presidente a nel discorso seguito in tv a reti unificate da oltre 30 milioni di americani, lanciando non solo un nuovo messaggio di fiducia e speranza ai cittadini, ma anche un appello bipartisan per uno sforzo collaborativo, per "ricostruire insieme l'America che amiamo" e farla tornare a essere "la più grande forza di progresso e prosperità nella storia umana". Gran parte del discorso era incentrata sulla descrizione della manovra anticrisi varata dal Congresso democratico, il 'Recovery Act', che prevede il dimezzamento del deficit in quattro anni.
    Per Obama la crisi verrà superata grazie alla laboriosità degli americani, un popolo operoso e intraprendente, e grazie alla creatività degli imprenditori, i soggetti chiamati ad investire le risorse, necessarie per favorire la ripresa dei consumi e la crescita della economia. Fondamentale sarà il ruolo della ricerca scientifica e delle università per innovare il sistema produttivo.
    Nel suo discorso, improntato al rigore ed alla responsabilità, il presidente Obama ha ricordato le gravi responsabilità di Washington e di Wall Street per avere, in passato, tollerato la speculazione finanziaria e trascinato il paese in una gravissima crisi economica, che ricorda quella del 1929.
    Il discorso di Obama era stato preceduto, nella giornata di ieri, dalla audizione resa dinanzi alla commissione del senato per le attività bancarie dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke. Per il presidente della Federal Reserve Bernanke, nel corso di questo anno vi è stata una preoccupante contrazione della economia americana. Secondo Bernanke, per superare la crisi economica negli Usa è necessario restituire normalità al funzionamento dei mercati del credito e della finanza.
    Obama ha ribadito la filosofia del piano di stimolo e delle riforme promesse in campagna elettorale, in vista della presentazione del budget giovedì prossimo, che prevede nel lungo periodo il dimezzamento del deficit e prevedono indipendenza energetica, riforma della scuola e della mutua.
    Pochi gli accenni alla situazione internazionale, sempre con un richiamo ai valori ("L'America non tortura") e in nome di un nuovo impegno al "dialogo con il mondo". Crisi economica e crisi fiscale sono collegate, non è possibile rimettere in rotta il Paese senza affrontarle entrambi, ben consapevoli che l'emergenza di oggi viene da lontano e occorre por fine all'era di profonda irresponsabilità che ha portato l'America al punto in cui è oggi.
    La replica dei Repubblicani è stata affidata all'astro nascente del Gop, il giovane governatore della Lousiana Bobby Jindal, che ha accusato Obama di pessimismo e ha definito le politiche economiche del presidente «irresponsabili» perché basate su «spese e tasse». «La maniera per guidare una nazione non è quella di aumentare le imposte e mettere più potere nelle mani di Washington» ha accusato Jindal, chiedendosi polemicamente "chi fra noi chiederebbe ai nostri figli un prestito per spendere soldi che non abbiamo e acquistare cose che non ci servono?"

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