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    18/02/09

    USA - La crisi "condanna" la pena di morte

    La crisi economica sta costringendo molti Stati americani a rivedere tutte le voci nei loro budget per cercare di tagliare spese laddove possibile. E se chi, come Arnold Schwarzenegger in California, cerca di evitare la bancarotta chiudendo alcune agenzie statali e annunciando un piano di licenziamento dei dipendenti pubblici, altri stati hanno iniziato a prendere in considerazione l'ipotesi di abolire la pena di morte.
    Laddove non ha potuto la moratoria approvata dall'Onu e gli appelli di leader religiosi e dei movimenti civili, potranno avere successo i meri motivi economici?
    E' presto per dirlo, ma è certo che alcuni dei 36 stati in cui la pena capitale fa ancora parte del sistema giudiziario sono allettati dall'idea di eliminare dal bilancio tutte le costose voci che vanno dalle misure di sicurezza straordinarie ai bracci della morte super-costosi.
    A pensarci sono soprattutto questi stati in cui sono state realizzate poche esecuzioni negli ultimi trent’anni e in cui, come dire, il numero di condanne non è abbastanza da "ammortizzare" i costi che vengono comunque sostenuti. I risparmi potrebbero essere considerevoli: portare un condannato al cospetto del boia può costare - al termine di lunghi e complicati processi in cui gli accusati sono spesso difesi da avvocati pagati dallo Stato- anche dieci volte in più che tenerlo in galera a vita. Tutto questo, ovviamente, senza contare la scarsa efficacia della pena di morte come deterrente.
    Ad esempio nel Kansas, dove è stata eseguita una sola esecuzione dal 1976, ci sono 9 persone in attesa d’esecuzione; e gli attivisti del Death Penalty Information Center hanno calcolato che il costo di un detenuto nel braccio della morte è il 70 per cento superiore rispetto che in una cella normale. La voglia di risparmiare non conosce divisioni di partito, e infatti è stata proprio una senatrice repubblicana dello Stato, Caroline McGinn, a presentareuna legge per proibire la pena di morte a partire da luglio. Il Procuratore Generale dello Stato, Steve Six, si è scagliato contro questa ipotesi ricordando che la regolamentazione della pena di morte in Kansas è tra le "più responsabili" al mondo. La polemica nello stato potrebbe diventare più calda nei prossimi mesi perchè proprio in questo periodo un tribunale ha comminato una nuova condanna a morte, la prima dal 1994, contro un uomo accusato di stupro e omicidio.
    In Maryland la situazione sembra più tranquilla, e una commissione del Senato statale prenderà presto in esame una proposta di legge sull'abolizione della pena di morte sostenuta con voti bipartisan.
    Lo stesso sta per avvenire in New Mexico, dove il Governatore Bill Richardson, che in passato si era dichiarato contrario all'abolizione della pena capitale, potrebbe invece firmare a giorni una proposta di legge che sostituisce la pena di morte con il carcere a vita senza possibilità di libertà vigilata.

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